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sabato 9 febbraio 2008

Queen

Queen

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Queen
Logo dei Queen
Logo dei Queen

Nazionalità Regno Unito
Genere Glam rock[1][2][3]
Hard rock[1][4]
Heavy metal[1][5][6]
Progressive rock[1]
Pop rock[1]
Art rock[1]
Arena rock[1]
AOR[1]
Periodo attività 1971 -1991
Strumento {{{Strumento}}}
Etichetta Parlophone
Hollywood
Band attuale {{{Band attuale}}}
Band {{{Band precedenti}}}
Album pubblicati 29
Studio 15
Live 7
Raccolte 7
Sito ufficiale
Si invita a seguire lo schema del Progetto Musica
Collabora a Wikiquote « Queen is a monster. »

(Gordon Fletcher, Rolling Stone)

I Queen sono uno dei più importanti gruppi rock del Regno Unito, molto popolare soprattutto negli anni settanta ed ottanta. Nonostante la morte del frontman Freddie Mercury, avvenuta nel 1991, ancora oggi mantengono un grande seguito fra le nuove generazioni[7].

Il loro nome equivale all'appellativo inglese per Regina, un ironico riferimento alla Regina Madre. Si stima che il gruppo abbia venduto circa 300 milioni di dischi[8], di cui oltre 35.5 milioni nei soli Stati Uniti[9]. Nella loro nazione d'origine, la Gran Bretagna, sono secondi solo ai Beatles in quanto a scambi di materiale collezionistico. Nel 2001 la band è stata inclusa nella Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland, nell'Ohio, e nel 2004 nella UK Music Hall of Fame.

Il gruppo, formato da musicisti dotati di una spiccata fantasia compositiva, ha riscosso nel corso degli anni un grandissimo successo di pubblico ed ha avuto una forte influenza sulle generazioni che l'hanno seguito e sui musicisti che ad esso si sono ispirati. Ognuno dei componenti era in grado di occuparsi della parte compositiva dei brani (numerosi i pezzi scritti a più mani, come anche quelli composti dai soli membri in autonomia), ma era Freddie Mercury il personaggio più noto del gruppo, sia per via del ruolo di leader sia per le proprie straordinarie capacità vocali (con un'estensione pari a tre ottave, senza l'uso del falsetto). Tra i brani scritti da Freddie Mercury si ricordano We Are the Champions, Bohemian Rhapsody, Somebody to Love. Degli altri membri della band sono molto citati anche Radio Ga Ga di Roger Taylor, We Will Rock You e Who Wants to Live Forever di Brian May, ed Another One Bites the Dust e I Want to Break Free di John Deacon. In quasi tutti gli album pubblicati, tranne che nei primissimi, era presente almeno un brano scritto da ogni componente della band.

I Queen sono considerati dall'opinione pubblica uno dei maggiori gruppi nella storia del rock, fatto confermato anche dal grande seguito di cui ancora godono dopo la morte di Freddie Mercury, avvenuta nel 1991 a causa dell'AIDS. Tuttavia dovettero far fronte anche a forti critiche, sia da parte della stampa generalista sia di alcune voci vicine all'area cattolica (per i testi talvolta poco pudichi, ma anche per l'omosessualità di Mercury), e persino da parte di altri esponenti della scena pop/rock internazionale. Lo stesso Freddie (al secolo Farrokh Bulsara) era solito definire la propria musica semplicemente "pop all'acqua di rose", "roba da ascoltare e buttare via", corroborando ma ironicamente svuotando di significato molte di queste critiche. Nonostante tutto, la band ha avuto un ruolo di rilievo nella storia del rock mondiale e ha saputo far sopravvivere la propria musica nel tempo.

Storia del gruppo [modifica]

Gli inizi [modifica]

I Queen si formarono nel 1970, dopo che Freddie Mercury (vero nome Farrokh Bulsara), cantante e pianista del gruppo Sour Milk Sea, si era unito agli Smile, rimasti in due (Brian May e Roger Taylor) dopo l'abbandono del cantante e bassista Tim Staffell.

Subito dopo la sua entrata nel gruppo, Mercury propose di cambiare il nome della band in Queen. Nel 1971, dopo aver provato nelle prime esibizioni alcuni bassisti, la band decise di assumere definitivamente John Deacon.

Collabora a Wikiquote « Ho pensato al nome "Queen". È solo un nome, ma è molto regale ovviamente, e suona benissimo. È un nome forte, molto universale e immediato. Ha molte potenziali visuali ed è aperto a tutti i tipi di interpretazioni. »

(Freddie Mercury)

Lo stemma della band (disegnato da Mercury) include i segni zodiacali dei quattro componenti, sovrastati da un'araba fenice, uccello mitologico conosciuto per la capacità di ritornare in vita dalle sue stesse ceneri, scelta in segno di immortalità e speranza. Il logo è composto da due leoni (Roger Taylor e John Deacon) a presidiare la corona della regina (Queen, appunto), un granchio per il segno del cancro (Brian May) e due fate che rappresentano la vergine (Freddie Mercury).

Gli anni settanta [modifica]

Collabora a Wikiquote « I nostri album tenderebbero ad essere una collezione di canzoni, perché le scriviamo tutte nel gruppo, tutti insieme. »

(John Deacon)

Nell'estate del 1973 i Queen pubblicarono il loro primo album, dall'omonimo titolo.[10] L'uscita dell'album fu anticipata dalla pubblicazione del singolo Keep Yourself Alive, che però non fece mai comparsa nelle classifiche britanniche (anche a causa della mancanza di promozione radiofonica), anzi venne definito addirittura "osceno" dai critici della rivista Rolling Stone.[11] A distanza di anni dalla sua pubblicazione, Queen sarebbe stato peró considerato un ottimo album d'esordio. Il disco contiene anche Seven Seas of Rhye, ma non è la stessa versione conosciuta dalla maggior parte delle persone, quella pubblicata come singolo l'anno dopo ed inclusa nel loro primo greatest hits. Si tratta invece di una versione strumentale.

Nel febbraio del 1974 vide la luce Queen II,[12] il loro secondo album, diviso in due, Lato Bianco (White Side) e Lato Nero (Black Side), composti rispettivamente da Brian May e Freddie Mercury con un contributo di Roger Taylor nel White Side. Il singolo estratto fu la versione cantata di Seven Seas of Rhye, loro prima hit, che raggiunse in Gran Bretagna la top ten assestandosi alla decima posizione della classifica.

Il 1974 fu un anno fecondo per la formazione inglese, perché nell'ottobre dello stesso anno pubblicò Sheer Heart Attack, terzo album in studio. Composto da una notevole varietà di stili musicali,[13] il singolo più famoso tratto dall'album fu Killer Queen, che raggiunse la seconda posizione in Gran Bretagna. La varietà di generi musicali passa dall'hard rock di Now I'm Here e Stone Cold Crazy (coverizzata dai Metallica nel 1990), al rock di Brighton Rock e Tenement Funster, alle ballate di Dear Friends, fino ad un accenno di charleston con Bring Back That Leroy Brown.

Collabora a Wikiquote « È stato un lavoro terribile: una settimana intera per cercare di realizzare le idee di Freddie; ogni volta che m'illudevo di aver finito con i cori arrivava e diceva: “Ho pensato di aggiungere ancora un po' di «Galileo»” »

(Roy Thomas Baker - riguardo la nascita di Bohemian Rhapsody)

Il 1975 fu l'anno dell'affermazione. I Queen passarono molto tempo in sala di registrazione, in ben sei studi di produzione, con la guida del produttore Roy Thomas Baker ed incisero l'album A Night at the Opera, l'album più costoso dell'epoca.[14] Il titolo è ispirato all'omonimo film dei fratelli Marx, ed è uno dei loro album di maggior successo. Contiene la loro canzone più celebre, Bohemian Rhapsody, scritta da Freddie Mercury. Inoltre fu accompagnata da quello definito il primo videoclip della storia, e rimase per ben nove settimane consecutive al primo posto della classifica inglese (eguagliando così "Diana" di Paul Anka, brano del 1957). Notevoli furono anche i brani scritti dagli altri componenti, come I'm In Love With My Car di Roger Taylor, brano tra l'altro cantato proprio dal batterista, The Prophet's Song di Brian May e You're My Best Friend di John Deacon, sua seconda composizione per la band e giunta al settimo posto nella classifica inglese. Quest'album fu il loro primo successo negli Stati Uniti.

Nel 1976, dopo aver ottenuto grandissimo successo di critica e pubblico, i Queen si esibirono in un concerto gratuito ad Hyde Park, a Londra, dove si radunarono circa 176.000 persone, un record per l'epoca. In tale occasione furono presentati anche brani appartenenti al loro album successivo, A Day at the Races, il cui titolo si rifà ancora una volta ad un altro omonimo film dei fratelli Marx. All'epoca, a dispetto delle vendite elevate, il disco venne considerato non all'altezza del precedente. Tuttavia conteneva brani molto apprezzati come Somebody to Love, in cui i Queen si dedicano al gospel, il brano hard rock Tie Your Mother Down, pezzo forte di tutti i loro futuri concerti (nonostante un non eccelso 28° posto nelle charts) e The Millionaire Waltz, che prosegue l'eclettismo musicale di Bohemian Rhapsody.

Il 1977 vide il nascere del movimento punk, ma i Queen seppero reinventarsi ancora una volta e resistere alla crisi del rock. In due mesi e mezzo registrarono News of the World, il loro sesto album, che si contraddistingue per sonorità più immediate e grezze e fu il loro secondo grande successo negli Stati Uniti. L'album contiene le due grandi hit da stadio, suonate in ogni evento sportivo, We Are The Champions e We Will Rock You, rispettivamente scritte da Freddie Mercury e Brian May, il pezzo pre-punk Sheer Heart Attack di Roger Taylor, e la ballata di John Deacon Spread Your Wings.

Nel 1978 i Queen lanciarono Jazz, con un party sopra le righe, come nel loro solito stile, a New Orleans, in omaggio all'omonimo stile musicale. L'album tuttavia non contiene alcun brano di stile jazz. Venne criticato sia dalla stampa sia da una parte del pubblico, per essere troppo eclettico e magniloquente, gli stessi motivi che portarono molti altri ad osannarlo. Tra le sue canzoni più famose ci sono Fat Bottomed Girls, un hard rock un po' grezzo scritto da Brian May, Bicycle Race, un pezzo che prende in giro miti e luoghi comuni dell'epoca ed accompagnato da un video (poi censurato) che presentava ragazze nude in bicicletta, e Don't Stop Me Now, allegra cavalcata di pianoforte e voce, scritte entrambe da Freddie Mercury. Nell'album compare anche il brano hard rock Mustapha, la cui intro in arabo diventò un classico dei concerti negli anni settanta.

Dopo una lunga serie di concerti, nel 1979 uscì Live Killers, il loro primo album live. Negli anni seguenti, tutti e quattro i membri della band si dichiararono non soddisfatti dal missaggio sonoro del disco, pubblicato per volontà della EMI al solo scopo di placare le numerose pubblicazioni bootleg dell'epoca.

Gli anni ottanta [modifica]

I Queen in concerto nel 1985.
I Queen in concerto nel 1985.

Nel 1980 i Queen compirono un'altra svolta stilistica, pubblicando l'album The Game. Affidandosi alle cure del produttore Mack, ripulirono il loro stile dalla pomposità glam anni settanta e si lanciarono con suoni più asciutti e diretti negli anni ottanta. Quest'album segnò la comparsa, per la prima volta su un album dei Queen, dei sintetizzatori, l'assenza dei quali era espressamente rimarcata nei credits degli album precedenti. The Game contiene alcuni dei singoli più venduti della band inglese: Crazy Little Thing Called Love di Freddie Mercury, primo numero uno della band negli Stati Uniti; Another One Bites The Dust di John Deacon, il pezzo più venduto in assoluto dei Queen negli USA, nelle classifiche Billboard rock, dance ed R&B contemporaneamente e lanciato come singolo, secondo una voce non confermata, su consiglio di Michael Jackson; Save Me, una ballata acustica di Brian May. The Game raggiunse per la prima volta il primo posto in classifica, sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti. Nello stesso anno i Queen composero la colonna sonora del film Flash Gordon. Anche se il film si rivelò in seguito un flop commerciale, la pellicola ebbe il merito di accrescere ancora la fama già smisurata del quartetto.

Il 1981 vide i Queen impegnati in un altro tour mondiale, che li portò in Europa, Stati Uniti, Giappone e per la prima volta in America Latina,[15] dove in un esibizione fu presente addirittura Diego Armando Maradona. Nello stesso anno uscì la loro prima raccolta ufficiale dei loro brani più venduti, Greatest Hits, che è tra i dischi piu' venduti dal quartetto (secondo le ultime stime, 12 volte disco di platino). Al termine del tour, nel 1982 si dedicarono alla registrazione dell'album successivo, Hot Space. Il disco risentì del successo dell'album precedente, The Game, e abbandonò le sonorità rock per essere influenzato da disco e funk. All'epoca venne considerato un tradimento dai fan della vecchia guardia, abituati all'hard rock della band inglese, ed il loro peggiore album, nonostante un buon quarto posto in classifica. I brani furono registrati con una produzione diversa; tuttavia non mancano pezzi di stile classicamente hard rock e glam come Under Pressure, scritta ed interpretata insieme a David Bowie, Back Chat e Staying Power, la ballata Las Palabras De Amor e pezzi più aggressivi come Put Out The Fire ed Action This Day, tutti brani molto più stimati dal vivo che non sul disco, anche grazie ad arrangiamenti più rock ed immediati. Michael Jackson si ispirò, per il suo album bestseller Thriller del 1982, ad Hot Space.

Sempre attenti all'aspetto commerciale dei loro album e causa del responso di pubblico non esaltante per Hot Space, nel 1983 i Queen sospesero le attività e si dedicarono a progetti solisti. A quella data risalgono le prime voci di un loro possibile scioglimento. Nel 1984 ritornarono con un nuovo album, The Works, che contiene ben quattro singoli: Radio Ga Ga, scritta da Roger Taylor ed uno dei loro più celebri inni da stadio, resa celebre dal battimano nel video guidato da Freddie Mercury (la canzone fu anche eseguita dal gruppo durante il Festival di Sanremo, nel febbraio del 1984); la ballata It's A Hard Life, il cui videoclip è uno tra i preferiti di Freddie Mercury, brano in parte ispirato all'opera I Pagliacci; Hammer To Fall ed I Want To Break Free, canzone diventata un inno di libertà per i popoli sudamericani. Proprio quest'ultima farà nascere altre polemiche sui Queen. Il video che l'accompagna, su idea di Roger Taylor, vede i quattro travestiti come le protagoniste di una popolare serie inglese dell'epoca. Giudicato molto divertente dagli inglesi, fu tacciato di cattivo gusto negli Stati Uniti e bandito dalle televisioni. Proprio le scarse vendite, a dispetto del successo dei quattro singoli e la presenza di altri brani sperimentali e di qualità su The Works, furono motivo di altre tensioni nel gruppo.

Nello stesso anno i Queen si esibirono a Sun City, in Sudafrica, dove allora vigeva il regime razzista dell'apartheid.[16] Per quella performance furono molto criticati, in patria e nel resto del mondo.

Collabora a Wikiquote « I Queen non erano più un gruppo unito ma quattro individualità che lavoravano insieme. Il Live Aid ci ha totalmente rivitalizzati, restituendoci l'entusiasmo di un tempo »

(John Deacon.)

Il 1985 li vide protagonisti di due grandi eventi musicali. Il 12 gennaio furono gli ospiti principali del Rock in Rio,[17] dove suonarono davanti circa 300.000 persone, sia nella serata iniziale sia in quella finale del 19 gennaio. L'evento che li consegnò alla storia fu però il Live Aid, concerto umanitario organizzato da Bob Geldof tenutosi il 13 luglio 1985 , che vide la partecipazione di numerosi artisti internazionali. I Queen si esibirono a Wembley per una ventina di minuti. A detta della stampa, del pubblico e degli altri musicisti presenti, per una volta d'accordo, la loro interpretazione fu memorabile e addirittura una delle migliori di tutti i tempi; in particolare, Radio Ga Ga, cantata da Freddie Mercury che guidava il battimani dell'intero stadio, è rimasta nella storia.

La partecipazione al Live Aid rivitalizzò i Queen, che pubblicarono il singolo hard rock One Vision, che poi compare nella colonna sonora del film Aquile d'acciaio. Il brano figurò nel loro successivo album.

A Kind of Magic uscì nel 1986, e le composizioni fanno parte della colonna sonora del film Highlander. Il singolo A Kind of Magic arrivò primo in ben 35 nazioni e rilanciò in modo definitivo i Queen, che iniziarono il Magic Tour, il loro tour più grande e spettacolare.[18] In 26 date raccolsero circa un milione di spettatori, di cui 400.000 solo in Gran Bretagna. Di particolare rilievo furono le date di Budapest (primo concerto di un artista europeo dal 1964) in un paese dell'Europa dell'Est, all'epoca ancora sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. Le due date consecutive si ebbero al Wembley Stadium, e la data finale a Knebworth. A Wembley Freddie dichiarò, per smentire le ennesime voci di scioglimento, "Forget those rumours, we're gonna stay together 'till we fucking well die, I'm sure!" (Dimenticate queste voci, staremo ancora insieme fino alla dannata morte, ne sono più che sicuro!").

Il concerto al Wembley Stadium fu uno dei più famosi e celebrati. Si aprì con la canzone One Vision, e poi si concluse con l'inno inglese God Save the Queen. Il concerto durò più di due ore, fu una delle prime volte in cui Queen presentarono la canzone Who Wants To Live Forever. A Knebworth, il 9 agosto 1986, Freddie Mercury si esibì per l'ultima volta con i Queen in una delle sue prestazioni vocali più apprezzate.

Dopo il Magic Tour, i Queen si presero una pausa di tre anni. Freddie collaborò con il soprano Montserrat Caballé per registrare l'album Barcelona, la cui canzone omonima divenne tre anni dopo l'inno dei Giochi Olimpici di Barcellona 1992. Nel 1989 i Queen ritornarono con l'album The Miracle, che contiene ben cinque singoli tra cui la potente I Want It All (terzo posto nelle classifiche) e la solare The Miracle, che li lanciò verso il disco di platino negli USA. Per la prima volta ogni singolo brano fu accreditato all'intera band, anche se per la maggior parte delle volte le canzoni erano per lo più scritte da un solo componente. Dell'album fanno parte anche singoli come The Invisibile Man, Breakthru e Scandal.

L'assenza di un tour, e le sempre più rare apparizioni di Freddie in pubblico, alimentarono le speculazioni della stampa sulla salute del cantante. Freddie si limitò a dire che la decisione di non compiere un tour era dovuta soltanto a lui, oltre che alla voglia di rompere il ciclo album/tour degli anni passati.

Gli anni novanta [modifica]

Collabora a Wikiquote « Non penso che dimenticheremo mai il giorno che Freddie ci disse della malattia. Ce ne andammo via da qualche parte con la morte nel cuore. »

(Brian May)
La statua dedicata a Freddie Mercury a Montreux, in Svizzera.
La statua dedicata a Freddie Mercury a Montreux, in Svizzera.

Nel 1991 le voci su Freddie Mercury malato di AIDS divennero sempre più insistenti sui quotidiani scandalistici, ma furono negate con altrettanta determinazione dal cantante, da sempre in lotta con la stampa per proteggere la sua privacy (per la cui tutela amava paragonarsi a Greta Garbo). Nello stesso anno uscì l'album Innuendo, uno dei loro migliori a detta di pubblico e critica. L'omonima canzone è una piccola opera rock di sei minuti, composta di varie parti tra cui un assolo di flamenco (eseguito da Steve Howe, storico chitarrista degli Yes). Il video di supporto al singolo, consentì ai Queen di battere la loro stessa storia, superando in lunghezza quello di Bohemian Rhapsody. Tutto l'album risentì di un clima triste, per l'aggravarsi della malattia di Freddie, che proprio per i suoi problemi di salute non apparve in alcuni video. Tra gli altri brani sono citati anche: Headlong, potente hard rock; I'm Going Slightly Mad, brano surreale e volutamente ironico; la drammatica ed epica The Show Must Go On, di un'impressionante difficoltà vocale e These Are The Days of Our Lives, un ricordo dei tempi passati insieme, nel cui video Mercury comparve pubblicamente per l'ultima volta. Casualmente, ma significativamente, le ultime parole del brano "I Still Love You" (Vi amo ancora) sembrano voler rappresentare quasi un ultimo saluto del cantante ai suoi fans.

Il 23 novembre 1991 Freddie Mercury annunciò ufficialmente al mondo di avere l'AIDS.

Collabora a Wikiquote « Desidero confermare che sono sieropositivo: ho l'AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento allo scopo di proteggere la privacy di quanti mi stanno intorno. Tuttavia, è arrivato il momento che i miei amici e i miei fans di tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia. »


Il mondo non apprese in tempo la notizia che il 24 novembre dello stesso anno, alle 18:48, Freddie scomparve prematuramente all'età di 45 anni.

Nel 1991 Mercury dichiarò, nella sua ultima intervista:

Collabora a Wikiquote « Non voglio cambiare il mondo, lascio che siano le mie canzoni ad esprimere le sensazioni e i sentimenti che provo ed ho provato. Essere felici è il traguardo più importante per me, ora, e quando sono felice il mio lavoro lo dimostra. Alla fine tutti gli errori che ho commesso e tutte le relative scuse saranno da imputare solo a me: mi piace pensare di essere stato solo me stesso... Adesso voglio solamente avere tutta la gioia e la serenità possibili, e vivere quanta più vita possa, per tutto quel poco tempo che mi resta da vivere. »


Il 20 aprile 1992 si svolse a Wembley il Freddie Mercury Tribute, il concerto in ricordo del cantante. Insieme ai tre componenti superstiti del gruppo, si alternarono sul palco altri artisti di spessore come Metallica, Guns N' Roses, David Bowie, Robert Plant, George Michael, Elton John, Liza Minnelli, Extreme, Def Leppard e molti altri, che eseguirono anche brani dei Queen. Il concerto, oltre che per l'eccezionalità dell'evento musicale, si segnalò per l'aver richiamato il mondo sul dramma dell'AIDS. Il giudizio della critica dal punto di vista squisitamente musicale fu impietoso: le tracce dei Queen cantate da altri cantanti misero in mostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, l'inadeguatezza di questi nei confronti della voce e dell'interpretazione di Freddie Mercury. Il solo George Michael sembrò cavarsela abbastanza bene. Altre polemiche nacquero da un Padre Nostro recitato da David Bowie nel corso della sua esibizione.

Nel 1995 uscì Made in Heaven, con le ultime registrazioni inedite di Freddie Mercury, che riportò i Queen ai primi posti delle classifiche di vendita. Il disco contiene vecchie tracce rielaborate non pubblicate negli album precedenti, come My Life Has Been Saved (b-side risalente al 1989), più le ultime tracce vocali di Freddie Mercury registrate prima di morire, come A Winter's Tale, la ballata "Too Much Love Will Kill You" (brano solista di May) e Mother Love. Quest'ultima sembra che sia l'ultima traccia vocale registrata da Mercury, anche se il produttore David Richards ha dichiarato di avere ascoltato la registrazione di almeno altre due demo.

Nel 1997 fu pubblicato Queen Rocks, una compilation che raccoglie le canzoni più dure della band, tra cui Stone Cold Crazy, One Vision, Hammer To Fall ed I Want It All. Inoltre c'era una complessa revisione di I Can't Live With You e No-One But You, brano inedito suonato dai tre rimanenti membri della band, con l'alternarsi alla voce di Brian May e di Roger Taylor, in memoria di Freddie Mercury e successivamente di Lady Diana, scomparsa in quell'anno (sarà l'ultimo brano in cui John Deacon suonerà il basso per i Queen).

Nel 1999 uscì il Greatest Hits III, una raccolta giudicata dalla critica "per mantenere alto il nome Queen". Questo disco contiene: tracce soliste di Freddie Mercury come Living On My Own e Barcelona; una versione remixata di Under Pressure (unico singolo della raccolta) e vari duetti, che spiegano quell'insolito "+" presente sulla copertina dell'album affianco al nome "Queen". Another One Bites The Dust è in questa occasione ripresa da Wyclef Jean, mentre The Show Must Go On e Somebody to Love sono cantate rispettivamente da Elton John e George Michael. Chiudono la tracklist No-One But You e Thank God It's Christmas (singolo del 1984 precedentemente mai incluso in un album), e i singoli di maggior successo estratti dall'album Made in Heaven.

Queen + Paul Rodgers [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Queen + Paul Rodgers.

Nonostante la scomparsa di Freddie Mercury, leader indiscusso e simbolo della band, la musica dei Queen è sopravvissuta al cantante, continuando a riscuotere successo anche negli anni seguenti e conquistando ancora molti fan tra le nuove generazioni.

Il 3 giugno 2002 i Queen rimanenti (May e Taylor) sono stati ospitati al Party at the Palace a Londra, ove hanno suonato in ordine: "Radio Ga Ga" (voce di Taylor e batteria di Phil Collins), "We Will Rock You" (voce di May e duetto alle batterie di Taylor e Collins), "We Are the Champions" (voce di Will Young) e "Bohemian Rhapsody" (in una spettacolare esibizione del cast del musical We Will Rock You).

Nel 2003 invece sono stati ospitati al Pavarotti & Friends, ove hanno suonato "We Will Rock You" (cantata da Brian May), "Radio Ga Ga" (cantata da Roger Taylor), "Too Much Love Will Kill You" (in un duetto fra Brian May e Luciano Pavarotti, che cantava la stessa canzone con strofe in italiano), e "We Are the Champions" (cantata da Zucchero).

Prova del continuo affetto dei fan è il tour mondiale sostenuto dal 2005 al 2006 da Brian May e Roger Taylor, che ha riscosso un enorme successo in Europa e negli Stati Uniti. Al fianco del chitarrista e del batterista vi è stato l'ex cantante di Free e Bad Company, Paul Rodgers. Per scelta dei due membri della band, il tour è sempre stato annunciato come Queen + Paul Rodgers,[19] per specificare come non si trattasse di un cambio di formazione ma di un'"aggiunta" occasionale alla band originale, dovuta alla necessità di avere un cantante. Precedentemente, infatti, molti fan avevano espresso il loro malcontento per un'eventuale nuova formazione della band storica. Ma i rimanenti Queen non hanno mai cercato un nuovo cantante, nonostante l'ammirazione di molti artisti come la popstar Robbie Williams, che nel 2004 aveva addirittura dichiarato: "Mi sarebbe piaciuto prendere il posto di Freddie Mercury nei Queen". Dopo tanti anni, la collaborazione di Paul Rodgers è stata casuale e si è resa possibile solo grazie alla sinergia tra lui e gli altri Queen, creatasi durante una sessione ritmica.

Da questo come da altri progetti della band senza Freddie Mercury, il bassista John Deacon si è sempre dissociato, pur riferendo la propria non ostilità verso tali operazioni. La sua ultima apparizione con il resto della band risale al 17 gennaio 1997, al Ballet for Life - Music by Queen & Mozart tenutosi a Parigi, in Francia. In questa occasione fu eseguita dal vivo "The Show Must Go On", assieme ad Elton John. Ora John Deacon vive in Inghilterra con la sua famiglia, e lavora come piccolo imprenditore.

Così nella primavera del 2005 i Queen + Paul Rodgers partono per una tournée che toccherà anche 4 città italiane (Roma, Milano, Firenze e Pesaro) a dispetto delle pochissime presenze nel nostro paese durante la loro carriera con Freddie Mercury e John Deacon, vale a dire una apparizione a Sanremo nel 1984 e sempre nello stesso anno due concerti il 14 e 15 settembre al Palasport di Milano. Il tour riscuote grande successo e ciò induce May, Taylor e Rodgers a tentare l'avventura anche in Giappone e in Nord America dove riscuoteranno altrettanto successo.

Il 19 settembre 2005, il tour europeo Queen + Paul Rodgers ha dato vita al doppio CD live "Return of the Champions", raccolta delle classic hits presenti in scaletta nei concerti del tour, comprendenti anche alcuni brani di Free e Bad Company come "All right now", Can't get enough" e "Feel like making love".

Il 15 agosto 2006, Brian May ha dichiarato che i Queen torneranno in studio per registrare un nuovo album di studio, dopo 12 anni di silenzio discografico.[20] La "nuova" formazione comprende May, Taylor e Paul Rodgers.

Nel gennaio del 2007, il chitarrista del gruppo ha dichiarato che nei mesi di febbraio e marzo è stata prevista la registrazione del nuovo disco con Paul Rodgers, sostenendo che sarà tutto materiale nuovo e da non confrontare con quello degli anni precedenti. Inoltre May ha annunciato che nel 2007 non ci sarà nessun tour, che è previsto invece per il 2008.[21]

Stile musicale [modifica]

Nel corso della loro carriera, i Queen hanno sperimentato le varie forme di musica rock e pop già consolidate nel panorama musicale, tra cui arena rock,[22] dance/disco,[23] glam rock, hard rock, heavy metal, psichedelia,[24] pop rock e progressive rock. Inoltre hanno composto canzoni ispirate da country, ragtime e folk. In alcuni casi si cimentavano anche in punk rock e in scampoli di speed metal, ed arrivavano a rielaborare in maniera originale persino valzer e blues.

Caratteristiche delle loro esibizioni [modifica]

I Queen in un concerto del 1979.
I Queen in un concerto del 1979.
Collabora a Wikiquote « La nostra musica è sempre stata molto coinvolgente, capace di unire le persone e abbracciare una folla in un comune stato di gioia ed esaltazione; è esattamente quello che succede in un evento sportivo, per esempio in una partita di calcio, solo che con noi sono tutti dalla stessa parte »

(Brian May)

I Queen sono particolarmente famosi per i loro concerti svolti tra gli anni settanta ed ottanta. Freddie Mercury voleva che ogni esibizione della band fosse uno spettacolo appariscente. Venivano indossati abbigliamenti stravaganti, che creavano un gusto stracarico che trasformava ogni loro concerto in uno show dallo stile spesso troppo kitsch.

Negli anni settanta i quattro indossavano abiti creati dalla stilista Zandra Rhodes. Questi abiti erano molto strani e differenti tra loro, si passa da vestaglie lunghe ad abiti molto aderenti (come il celebre vestito a scacchi indossato da Freddie Mercury). Nel decennio successivo smisero di rivolgersi a Zandra Rhodes, passando a vestiti più casual e meno bizzarri (uno di questi è la celebre giacca gialla del concerto a Wembley del 12 luglio 1986). Anche la capigliatura dei quattro fu cambiata nel corso dei decenni ma si attenne sempre alla moda in corso senza caratteristiche di innovazione particolare. Per quasi tutti gli anni settanta sfoggiavano capelli lunghissimi, com'era tipico per tutti all'epoca; negli anni ottanta tutti i membri del gruppo, tranne Brian May, si tagliarono i capelli.

In tutto hanno sostenuto 707 concerti, dal 1970 al 1986 (Knebworth), attraversando tutti i continenti e portando un pubblico massimo di 325.000 persone (Rock In Rio, 1985). La loro esibizione più celebre fu quella al Live Aid, durata 20 minuti.

Dal 1973, con l'uscita del primo album Queen, fino al 1986 dopo A Kind of Magic, la band accoppiava il disco con il tour. Questa consuetudine fu poi interrotta sul finire degli anni ottanta, a causa dei primi sintomi di AIDS di Freddie Mercury. La lista delle tracce cambiò anno per anno, cambiando inoltre la durata dei concerti. Nel 1973 e nel 1974 i Queen suonarono quasi tutte le canzoni dei dischi Queen e Queen II, più dei brevi medley rock and roll di canzoni anni cinquanta, come Jailhouse Rock e Big Spender (ricantata durante il concerto di Wembley del 1986).

Dal tour di Sheer Heart Attack alla fine del 1974, la band inserì come ultimo brano l'inno nazionale inglese, God Save The Queen ammiccando a ciò che fece Hendrix con quello statunitense. In questo tour il brano Liar fu allungato addirittura fino a 7 minuti per le numerose richieste dei fans, mentre Keep Yourself Alive veniva cantata da Mercury con un tamburello in mano. Nel tour di A Night at the Opera del 1975, il brano principale era Bohemian Rhapsody (anche se supportato dai coretti preregistrati durante le esibizioni live) riuscì comunque ad ottenere risultati gratificanti nelle classifiche (9 settimane in testa in Gran Bretagna). La canzone veniva divisa in tre: un intro che dava il via al concerto, le prime strofe fino all'inizio della parte corale (nei live era in playback) e infine il "reprise" suonato nel finale del concerto. Una particolarità nasce nella scaletta del tour perché non è presente Love of My Life, brano che divenne una colonna portante dei concerti negli anni ottanta.

Nel doppio tour di A Day at the Races, i Queen arrivarono a suonare 25 canzoni in un solo concerto, e per la prima volta comparve nella scaletta Tie Your Mother Down, brano molto adatto ai loro live, che fu riproposto molto spesso in seguito. Bohemian Rhapsody venne "unificata", e la parte corale non fu cantata dal vivo. Dal tour di News Of The World comparvero altre due colonne che non lasciarono più le scalette dei concerti, We Will Rock You e We Are The Champions, che sostituirono i medley anni cinquanta ed insieme al brano Sheer Heart Attack chiusero le esibizioni. Grazie ai concerti, il valore di questi brani aumentò moltissimo.

Dal tour di Live Killers venne proposta Love of My Life, cantata dal pubblico e diventata indispensabile per i concerti futuri. In questo tour Freddie Mercury vestì giacche di pelle ed occhiali da sole, ed abbandonò le aderenti vestaglie di Zandra Rhodes. We Will Rock You fu proposta in 2 versioni, quella denominata "fast" e più rock, e la classica nel finale del concerto. Il tour dell'album The Game del 1980 è stato tra i più amati dei fans americani, grazie soprattutto al brano Another One Bites The Dust, che fu presente fino al 1986 tra le scalette delle canzoni. Si nota che comparirono anche due brani dalla colonna sonora di Flash Gordon, Flash e The Hero, unici due brani cantati dell'album di cui fanno parte. Mercury vestì abiti casual e t-shirt sportive, segno del radicale cambiamento non solo estetico.

Il tour di Hot Space, nonostante le basse vendite dell'album, risultò tra i più stimati grazie allo sviluppo dei brani del disco in versione rock, come si può vedere nel DVD Queen on Fire - Live at the Bowl del 5 giugno 1982. Questo fu l'ultimo tour negli USA. Nella serie di esibizioni per promuovere The Works, la band completò in 2 anni il tour. Nel 1984 i Queen per la prima volta arrivarono in Italia con due esibizioni a Milano, il 14 e il 15 settembre al Palazzetto dello Sport. In questo tour ritornarono i medley rock and roll, ma anche alcuni dei primissimi brani della band, come Stone Cold Crazy e Great King Rat.

L'ultimo loro tour fu il più grande e più acclamato, il Magic Tour, nel 1986. Una serie di 26 esibizioni, tutte in Europa, entrarono in parchi o in stadi e contennero molte migliaia di spettatori. Solo in Gran Bretagna ci furono 400.000 spettatori, ed organizzarono due date a Wembley per l'11 e il 12 luglio. Mercury a metà concerto ricordava spesso che i Queen avrebbero continuato insieme, cancellando quei rumori di scioglimento che la stampa sosteneva. L'ultimo spettacolo inizialmente era fissato per Marbella, in Spagna; in seguito il produttore Harvey Goldsmith riuscì ad organizzare una data a Stevenage, nel parco di Knebworth, per il 9 agosto. L'ultimo concerto fu uno dei più apprezzati a livello vocale di Freddie Mercury, che secondo alcune fonti già sapeva della sua malattia; gli spettatori furono 150.000, ed alcuni brani dal vivo furono riportati nella raccolta Live Magic.

Influenze su altri artisti [modifica]

Inizialmente disprezzati da molti critici, soprattutto negli USA, i Queen sono stati in seguito rivalutati per aver influito su buona parte del rock moderno (arena rock, glam rock[1], hard rock[1][25], heavy metal[1][26], pop rock, progressive rock). Inoltre molti musicisti di vari stili, nazioni e generazioni, hanno dichiarato di ispirarsi in buona parte al gruppo londinese.

Tra gli artisti che li hanno citati per le loro influenze vi sono Ben Folds Five[27], Blind Guardian[28], Def Leppard[29], Dream Theater, Extreme[30], Foo Fighters, Green Day[31], Guns N' Roses[32], Kansas[33], Metallica[34], George Michael, Marilyn Manson, Kaiser Chiefs, Muse, The Ark, Mika[35], The Killers[36], My Chemical Romance, Nine Inch Nails, Panic! At the Disco, The Smashing Pumpkins[37][38], Styx[39] e Sweet[40]. Michael Jackson, amico di Freddie Mercury nei primi anni ottanta, citò l'album Hot Space come ispirazione per Thriller, a cui doveva partecipare anche Mercury stesso[41]. Il gruppo è stato anche considerato ispiratore del metal neoclassico, dal chitarrista Yngwie Malmsteen[42].

Il brano "Stone Cold Crazy", dal disco del 1974 Sheer Heart Attack, spesso è citato addirittura come precursore di generi come speed e thrash metal[43]. Nel 1990 i Metallica registrarono di questa canzone una cover, apparsa sull'album Rubaiyat — Electra's 40th Anniversary e vincitrice di un Grammy Award come Best Metal Performance nel 1991.

Musical e teatro [modifica]

L'insegna del musical We will rock you, dedicato ai Queen.
L'insegna del musical We will rock you, dedicato ai Queen.

Nel 2002 un musical od "opera rock" basato sulle canzoni dei Queen, intitolato We Will Rock You, fu inaugurato al Dominion Theatre di Londra.

Il musical è stato scritto dall'autore e commediante inglese Ben Elton, in collaborazione con Brian May e Roger Taylor e con l'aiuto di Robert De Niro. È stato messo in scena anche a Madrid e Barcellona, Spagna; Melbourne, Sydney, Perth, e Brisbane, Australia; Colonia, Germania; Kuala Lumpur, Malesia; Sudafrica, Las Vegas e Zurigo, Svizzera. La produzione originale è stata programmata per Sabato, 7 ottobre 2006 al Dominion Theatre, ma a causa delle richieste, lo spettacolo è stato esteso indefinitamente. Il lancio del musical coincide con il giubileo d'oro della Regina Elisabetta II. Come parte della celebrazione, Brian May eseguì un assolo dell'inno inglese God Save the Queen, come quello dell'album A Night at the Opera, dal tetto di Buckingham Palace e suonando il gran finale con grandi stars del calibro Eric Clapton, Elton John alcuni brani dell'ex-Beatle Paul McCartney.

Curiosità [modifica]

  • Da giovane, Freddie Mercury era un discreto pugile dilettante.
  • La copertina di Innuendo è ispirata alle illustrazioni di J.J. Grandville.
  • Freddie Mercury non conseguì mai la patente di guida.
  • Nel 1981, nel momento di massima popolarità in Sud America, i Queen collocarono dieci album nella Top 10 Argentina.
  • La brusca interruzione nel finale del brano Man on the prowl (tratto dall'album The works) è dovuta al nastro di registrazione che finì prima del previsto.
  • Il brano Innuendo non è stato mai suonato dal vivo, tranne che al Freddie Mercury Tribute Concert (20 aprile 1992), con Robert Plant al microfono.
  • I titoli degli album A Night at the Opera, A Day at the Races e News Of The World (rispettivamente quarto, quinto e sesto album del gruppo) derivano da tre film dei Fratelli Marx.
  • La canzone Keep on Smiling è stata incisa nel 1987 per Colin, un ragazzo inglese finito in coma.
  • I Queen hanno sempre collocato una canzone nella Top 10 inglese tranne i singoli del primo album della band.
  • Nel 1979 Rob Halford, vocalist dei Judas Priest, che durante i concerti era solito entrare sul palco in sella ad una rombante Harley Davidson in tenuta da biker, vedendo Freddie Mercury riproporre quella situazione nel video Crazy Little Thing Called Love, si sentì "tirato in causa", e a mezzo stampa sfidò Freddie ad una corsa motociclistica sul circuito di Brands Hatch. Freddie Mercury rispose che avrebbe accettato solo se Rob Halford si fosse esibito con il Royal Ballet (con il quale Freddie era solito esibirsi). La cosa però fu lasciata cadere, e alla fine non se ne fece più nulla. Questo fatto non fece diminuire la stima fra i due artisti, visto che non assunse mai un tono sgradevole.

Record [modifica]

Nel 2005, secondo il Guinness dei primati, gli album dei Queen sono stati nelle classifiche britanniche tra i vertici assieme ad altri celebri gruppi e musicisti.

Posizioni in classifica:

Beatles (1.645 settimane/29,8 anni)
Queen (1.522 settimane/29,3 anni)
Elvis Presley (1.280 settimane/24,6 anni)
U2 (1.150 settimane/22 anni)
Dire Straits (1.136 settimane/21,8 anni)
Simon and Garfunkel (1.114 settimane/21,4 anni)
Madonna (1.032 settimane/19,8 anni)
David Bowie (1.005 settimane/19,3 anni)
Elton John (989 settimane/19 anni)
Michael Jackson (966 settimane/18,6 anni)

Le ricerche della Official UK Charts Company hanno compilato una lista dei 100 album più venduti tra Regno Unito ed Irlanda. Secondo tali ricerche il Greatest Hits dei Queen, vendendo 5.407.587 copie, è superato solo da Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles con 7.803.292 copie. Al terzo posto (What's the Story) Morning Glory? degli Oasis con 4.304.504 copie.

Il fan club ufficiale [modifica]

The Official International Queen Fan Club sorse nei pressi di Londra e fu fondato nel 1973 da Pat e Sue Johnstone, poco dopo l'uscita del primo album della band. Sin dall'inizio, i soci furono numerosissimi (circa 20.000 in tutto il mondo. Le pubblicazioni della fanzine sono trimestrali e contengono notizie aggiornate sulla gruppo, offrono gadgets dei Queen e talvolta in allegato viene inclusa una lettera da parte di un componente. Verso la fine degli anni '80, il fan club iniziò ad organizzare conventions con cadenza annuale in differenti luoghi in Gran Bretagna, proseguendo addirittura al giorno d'oggi.

Formazione [modifica]

Formazione [modifica]

Musicisti di supporto durante i concerti [modifica]

Formazione Queen + Paul Rodgers [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Queen + Paul Rodgers.

Musicisti di supporto [modifica]

Discografia [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Opere dei Queen.

Album in studio [modifica]

Queen
  • Rilasciato: 13 luglio 1973
  • Posizione in classifica: #24 Bandiera del Regno Unito (D'Oro)[44]; #52 Bandiera del Giappone; #83 Bandiera degli Stati Uniti (D'Oro)[45]
  • Singoli: "Keep Yourself Alive", "Liar"
Queen II
  • Rilasciato: 8 marzo 1974
  • Posizione in classifica: #5 Bandiera del Regno Unito (D'Oro)[46]; #19 Bandiera della Norvegia; #26 Bandiera del Giappone; #49 Bandiera degli Stati Uniti (D'Oro)[47]
  • Singoli: "Seven Seas Of Rhye"
Sheer Heart Attack
  • Rilasciato: 8 novembre 1974
  • Posizione in classifica: #2 Bandiera del Regno Unito (platino)[48]; #6 Bandiera dei Paesi Bassi; #9 Bandiera della Finlandia, Bandiera della Norvegia; #12 Bandiera degli Stati Uniti[49]; #23 Bandiera del Giappone.
  • Singoli: "Killer Queen", "Now I'm Here"
A Night at the Opera
  • Rilasciato: 21 novembre 1975
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera dell'Australia, Bandiera della Finlandia, Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera del Regno Unito (platino)[50]; #2 Bandiera della Spagna; #4 Bandiera della Norvegia, Bandiera degli Stati Uniti (platino x3)[51]; #9 Bandiera dell'Austria[52], Bandiera del Giappone
  • Singoli: "Bohemian Rhapsody", "Love Of My Life", "You're My Best Friend"
A Day at the Races
  • Rilasciato: 10 dicembre 1976
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera del Giappone, Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera del Regno Unito (D'Oro)[53]; #3 Bandiera della Norvegia; #4 Bandiera della Finlandia; #5 Bandiera degli Stati Uniti (platino)[54]; #8 Bandiera dell'Austria[55].
  • Singoli: "Somebody To Love", "Tie Your Mother Down", "Good Old-Fashioned Lover Boy"
News of the World
  • Rilasciato: 28 ottobre 1977
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera della Francia, Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera del Portogallo; #3 Bandiera del Giappone, Bandiera degli Stati Uniti (4x platino)[56]; #4 Bandiera della Norvegia, Bandiera del Regno Unito (D'Oro)[57]; #9 Bandiera dell'Austria[58]; #? Bandiera della Germania (platino)
  • Singoli: "We Are The Champions", "We Will Rock You", "Spread Your Wings"

Vendute 10 milioni di copie in tutto il mondo.

Jazz
  • Rilasciato: 10 novembre 1978
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera del Portogallo; #2 Bandiera del Regno Unito (D'Oro)[59]; #4 Bandiera dei Paesi Bassi; #5 Bandiera della Germania (D'Oro), Bandiera del Giappone; #6 Bandiera della Norvegia, Bandiera della Svezia, Bandiera degli Stati Uniti[60]; #8 Bandiera dell'Austria[61]; #36 Bandiera dell'Italia
  • Singoli: "Bicycle Race", "Fat Bottomed Girls", "Don't Stop Me Now"
The Game
  • Rilasciato: 30 giugno 1980
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera dell'Argentina, Bandiera del Canada, Bandiera del Portogallo, Bandiera del Regno Unito (D'Oro),[62] Bandiera degli Stati Uniti (4x platino)[63]; #2 Bandiera della Germania, Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera della Norvegia; #5 Bandiera dell'Austria,[64] Bandiera del Giappone
  • Singoli: "Crazy Little Thing Called Love", "Save Me", "Another One Bites The Dust", "Play The Game"

Vendute 10 milioni di copie in tutto il mondo.

Flash Gordon
Hot Space
  • Rilasciato: 21 maggio 1982
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera dell'Austria[68]; #2 Bandiera dei Paesi Bassi; #3 Bandiera della Norvegia; #4 Bandiera della Spagna, Bandiera della Svezia, Bandiera del Regno Unito[69]; #5 Bandiera della Germania; #6 Bandiera del Giappone; #7 Bandiera della Francia; #8 Bandiera dell'Italia; #22 Bandiera degli Stati Uniti[70]
  • Singoli: "Under Pressure", "Las Palabras De Amor (The Words Of Love)", "Body Language", "Back Chat", "Calling All Girls"
The Works
  • Rilasciato: 27 febbraio 1984
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera del Portogallo; #2 Bandiera dell'Austria,[71] Bandiera dell'Italia, Bandiera della Norvegia, Bandiera del Regno Unito[72]; #3 Bandiera della Germania, Bandiera della Svizzera,[73] Bandiera della Svezia; #4 Bandiera della Spagna; #7 Bandiera del Giappone; #23 Bandiera degli Stati Uniti[74]
  • Singoli: "Radio Ga Ga", "I Want To Break Free", "It's A Hard Life", "Hammer To Fall", "Thank God It's Christmas"

Vendute 5 milioni di copie.

A Kind of Magic
  • Rilasciato: 2 giugno 1986
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera del Regno Unito (2x platino)[75], Bandiera dell'Italia; #2 Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera della Spagna; #3 Bandiera dell'Austria,[76] Bandiera del Portogallo; #4 Bandiera della Germania, Bandiera della Svizzera[77]; #5 Bandiera della Norvegia; #25 Bandiera del Giappone; #46 USA[78]
  • Singoli: "One Vision", "A Kind Of Magic", "Princes Of The Universe", "Who Wants To Live Forever", "Friends Will Be Friends"

Vendute 5 milioni di copie.

The Miracle
  • Rilasciato: 22 maggio 1989
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera dell'Austria,[79] Bandiera della Finlandia, Bandiera della Germania, Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera della Svizzera (2x platino),[80] Bandiera del Regno Unito (platino)[81]; #2 Bandiera della Norvegia; #3 Bandiera dell'Italia, Bandiera del Portogallo; #4 Bandiera della Spagna; #6 Bandiera della Svezia; #20 Bandiera del Giappone; #24 Bandiera degli Stati Uniti[82]
  • Singoli: "I Want It All", "Breakthru", "The Invisible Man", "Scandal", "The Miracle"

Vendute 7 milioni di copie in tutto il mondo.

Innuendo
  • Rilasciato: 4 febbraio 1991
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera della Finlandia, Bandiera della Germania, Bandiera dell'Italia, Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera del Portogallo, Bandiera della Svizzera (2x platino),[83] Bandiera del Regno Unito (platino)[84]; #2 Bandiera dell'Austria[85]; #8 Bandiera della Norvegia; #13 Bandiera del Giappone; #30 Bandiera degli Stati Uniti[86]
  • Singoli: "Innuendo", "I'm Going Slightly Mad", "Headlong", "These Are The Days Of Our Lives", "The Show Must Go On"

Vendute 8 milioni di copie in tutto il mondo.

Made in Heaven
  • Rilasciato: 6 novembre 1995
  • Posizione in classifica: #1 Bandiera dell'Austria,[87] Bandiera della Danimarca, Bandiera della Finlandia, Bandiera della Germania, Bandiera dell'Italia, Bandiera dei Paesi Bassi, Bandiera della Polonia, Bandiera del Portogallo, Bandiera della Spagna, Bandiera della Svezia, Bandiera della Svizzera (3x platino),[88] Bandiera del Regno Unito (4x platino)[89]; #2 Bandiera della Francia, Bandiera della Norvegia; #10 Bandiera del Giappone; #58 Bandiera degli Stati Uniti (D'Oro)[90]
  • Singoli: "Heaven For Everyone", "A Winter's Tale", "You Don't Fool Me", "Let Me Live", "Too Much Love Will Kill You"

Vendute più di 11 milioni di copie.

Premi e riconoscimenti [modifica]

Premi [modifica]

  • 1974
    • Sounds: 3° Migliore Nuova Band Britannica, 9° Migliore Nuova Band Internazionale dell'anno
    • Disc: 10° "Brightest Hope"
    • NME: 2° Nuovo Nome Promettente
  • 1975
    • Melody Maker: 'Band dell'anno'[91]
    • Record Mirror: 2° Miglior Debuttante Britannica, 2° Miglior Singolo ("Killer Queen"), 9° Gruppo Internazionale
    • NME: 8° Miglior Gruppo Britannico, 7° Miglior Band Live, 4° Miglior Gruppo Promettente al mondo, 3° Nuovo Nome Promettente, 17° Miglior Gruppo Mondiale
    • Disc: Top Live Band, Top Gruppo Internazionale, Top Gruppo Britannico, Top Singolo ("Killer Queen"), 3° Miglior Album (Sheer Heart Attack), 5° Miglior Album (Queen II)
    • Premio Ivor Novello a Mercury per "Killer Queen"[92]
    • Golden Lion Award (Belgio) a Mercury per "Killer Queen"
    • Carl Allen Award per il contributo alla Ballroom Dancing Industry
  • 1976
    • NME: 1° Band Live Britannica, 2° Gruppo, 5° Gruppo Mondiale, 3° Band Live Mondiale, Mercury: 7° Cantante Mondiale, May: 3°Chitarrista, 1° Singolo Britannico ("Bohemian Rhapsody"), 2° Album ("A Night at the Opera")
    • Record Mirror / Disc: Miglior Gruppo Britannico, 1° Gruppo Mondiale, 1° Singolo ("Bohemian Rhapsody"), 6° Album ("A Night at the Opera"), Mercury: 5° Cantante Britannico, 6° Mondiale, 4° Scrittore di Brani Britannico, 5° Scrittore di Brani Mondiale, May: 4° Musicista Britannico e Mondiale
    • Sound: Miglior Band, Miglior Album (A Night at the Opera), Miglior Singolo ("Bohemian Rhapsody")[93]
    • Premio Ivor Novello a Mercury per "Bohemian Rhapsody"[92]
  • 1977
    • Brittania Award: Miglior Singolo("Bohemian Rhapsody")[94]
    • Europe One Radio: Miglior Potenziale Rock Band
    • Daily Mail: Miglior Gruppo dell'anno
    • Daily Mirror: Miglior Gruppo Rock dell'anno
  • 1979
    • Music Life, Japan: "Top Group", Top Album (Jazz), "Top Single", "Top Singer", "Top Guitarist", "Top Drummer", "Top Bass Player"
  • 1980
    • Juno Awards, Canada: Miglior Band, Miglior Singolo internazionale ("Another One Bites The Dust"), Miglior Album (The Game)
    • Record World USA: "Top Male Group", "Top Producer", "Top Disco Crossover" (Tutti per "Another One Bites the Dust")
    • Dick Clarke Awards USA: Miglior Band
    • Circus Magazine USA: 2° Miglior Gruppo, 1° Band Live, Miglior Album (The Game), Miglior singolo ("Another One Bites the Dust"), 3° Singolo ("Crazy Little Thing Called Love"), Mercury: 2° Miglior Voce, 3° Miglior Scrittore di Brani, 3° Miglior Pianista; 3° Miglior Chitarrista, Bassista, e Batterista
  • 1981
    • American Music Awards: "'Favorite Pop/Rock Single'" ("Another One Bites the Dust")[91]
    • Music Life, Japan: Miglior Band, Miglior Voce, Miglior Bassista, 2° Miglior Chitarrista e Batterista
    • NARM Award USA: Maggior Vendita di Singoli dell'anno ("Another One Bites the Dust")
  • 1984
    • Nordoff-Robbins Music Therapy Silver Clef Award: Eccezionale Contributo alla Musica
    • UK Video Awards: Miglior Compilation Video The Works EP. Premio di Miglior Video per "Radio Ga Ga"
  • 1986
    • Daily Mirror Reader's Poll: Miglior Band Britannica, Miglior Voce, 5° Miglior Album (A Kind of Magic)
    • Daily Express: "Best Album Cover Award" (A Kind Of Magic)
    • British Video Awards: "Top Music Video Award" (Live In Rio)
  • 1987
    • Sun: Miglior Voce (Mercury)
    • Capital Radio London: Miglior Gruppo dell'anno
    • Premio Ivor Novello: Eccezionale Contributo alla Musica Britannica
    • British Video Awards: Miglior Video, per il "Live In Budapest"
  • 1988
    • Golden Rose Festival, Montreux: "International Music Media Conference": "Best Long Form Video worldwide" (The Magic Years)
    • Festerio, Rio De Janiero: Miglior Documentario Video (The Magic Years)
  • 1989
    • Independent Television Awards: Miglior Band degli anni '80
    • US Film & Video Festival: "Silver Screen Award" (The Magic Years)
    • Diamond Awards, Antwerp: Premio per i miglior effetti speciali("The Invisible Man")
  • 1990
    • Brit Awards: Eccezionale Contributo alla Musica[92]
  • 1991
    • American Film & Video Festival, Chicago: Innuendo vince 1° Premio, I'm Going Slightly Mad vince 3° Premio per la creatività
    • Monitor Awards (International Teleproduction Society), New York City: Miglior realizzazione video ("Innuendo")
  • 1992
    • Brit Awards: Mercury riceve un premio per l'Eccezionale Contributo alla Musica (postumo), Miglior Singolo ("These Are The Days Of Our Lives").[95]
    • Ivor Novello Award: Miglior Singolo ("These Are The Days Of Our Lives"), May riceve il "Best TV Commercial Music Award" ("Driven By You")
    • Golden Giraffe Award: Greatest Hits II (Premio ricevuto da una regia ungherese)
    • MTV Awards: Miglior Video per un film (Wayne's World)
    • US Film & Video Festival, Chicago: "Gold Camera Awards" (The Freddie Mercury Tribute), (Greatest Flix II), ("The Show Must Go On") ("These Are The Days Of Our Lives")
  • 1993
    • Ivor Novello Award: a Freddie Mercury ("Living On My Own") (postumo)
    • American Society Of Composers, Authors & Publishers: Mercury premiato per "Bohemian Rhapsody" come il miglior brano riregistrato del 1993
    • Monitor Awards, Hollywood: "Red Couch Awards" (Greatest Flix II and "I'm Going Slightly Mad")
  • 1997
    • Ivor Novello Award: Miglior Canzone ("Too Much Love Will Kill You")
  • 2001
    • Golden Rose Film Festival, Montreux: Prix de la Presse (The Freddie Mercury Untold Story)
  • 2002
    • New York Film Festival: Medaglia d'oro per il miglior programma TV ("Variety Special Section"), Medaglia d'oro per il "Best Home Video" ("Music Video Section") per The Freddie Mercury Untold Story
    • Capital FM Awards: l'Eccezionale Contributo alla Musica
    • Annual DVD Awards: Miglior DVD-Audio/Non Video (A Night at the Opera)
    • Surround Music Awards: "Most Adventurous Mix" e "Listener's Choice" (A Night at the Opera)
  • 2003
    • Annual DVD Awards: Miglior DVD-Audio (The Game)
    • DVD Awards At The Universal Sheraton: DVD-Audio dell'anno (The Game)
    • European Music DVD-Award: Miglior DVD Live (Live At Wembley Stadium)
    • Surround Music Award: "Best Mix: Non-Orchestral" (The Game)

Riconoscimenti [modifica]

Sondaggi [modifica]

  • 1975 - Sounds Readers' Poll Awards
  • 1999 - La band è stata votata la seconda più grande della storia della musica dopo i Beatles. [citazione necessaria]
  • 2005 - La perfomance esibita al Live Aid del 1985 è stata votata da un vasto numero di critici, la miglior esibizione live della storia dei Queen.
  • Nel 2007 un sondaggio della rivista inglese 'Q' decreta Bohemian Rhapsody la migliore clip di tutti i tempi. Seguono Thriller di Michael Jackson e Cry me a river di Timberlake.[citazione necessaria]

Certificazioni [modifica]

BPI[96] [modifica]

Studio:

Live:

Compilation:

Singoli:

RIAA[97] [modifica]

Studio:

Singoli:

IFPI [modifica]

Note [modifica]

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Bibliografia [modifica]

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  • Ken Dean; Chris Charlesworth. Queen: The New Visual Documentary. Londra, Omnibus Press, 1991. ISBN 9780711928282
  • Nigel Goodall; Peter Lewry. The Ultimate Queen. Londra, Simon & Schuster, 1998. ISBN 9780684821498
  • Jacky Gunn; Jim Jenkins. Queen: As It Began. Londra, Sidgwick & Jackson. ISBN 9780330332590
  • Mark Hodkinson. Queen: The Early Years. Londra, Music Sales Limited, 2005. ISBN 9780711960121
  • Peter Hogan. The Complete Guide to the Music of Queen. Londra, Omnibus Press, 1994. ISBN 9780711935266
  • Laura Jackson. Queen: The Definitive Biography. Londra, Piatkus, 2002. ISBN 9780749923174
  • Mick Michael. Queen, In Their Own Words. Londra, Omnibus Press, 1992. ISBN 9780711930148
  • Georg Purvis. Queen: Complete Works. Richmond, Reynolds & Hearn, 2006. ISBN 9781905287338

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